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Piano Annuale per l’Inclusività Aggiornato a.s. 22-23

 ➢ PREMESSA I bisogni educativi ai quali la scuola deve rispondere sono molteplici, a partire da quelli normali dell’età evolutiva, quali il bisogno di appartenenza, di autostima e di autorealizzazione. Il compito educativo che la scuola deve perseguire è il successo formativo e non solo scolastico di ciascuno studente, promuovendo la personalità dell’alunno nelle sue dimensioni affettiva, sociale, cognitiva e psico-motoria; il clima relazionale della classe e dell’ambiente costituiscono una variabile strategica per garantire tale successo a ciascuno. Ogni alunno, in modo permanente o transitorio, può manifestare Bisogni Educativi Speciali per motivi fisici, biologici, fisiologici oppure per motivi psicologici, familiari, sociali, ambientali rispetto ai quali è necessario che la scuola offra adeguata e personalizzata risposta.

La vera e propria rivoluzione in ordine al concetto di disabilità è data dall’ICF (International Classification of Functioning, Disability and Health, promossa dall'Organizzazione Mondiale della Sanità), che tiene conto di fattori contestuali e ambientali: la disabilità viene definita come la conseguenza o il risultato di una complessa relazione tra la condizione di salute di un individuo e i fattori personali e ambientali che rappresentano la circostanza in cui l’individuo vive. Secondo tale prospettiva non vi è soluzione di continuità tra normalità e patologia, ma 2 solo differenti forme di funzionamento, in relazione alle caratteristiche personali e alle opportunità o limiti del contesto in cui la persona vive.

Il MIUR, con la Direttiva ministeriale del 27 dicembre 2012, ha accolto questi orientamenti, completando in tal modo il quadro italiano dell’inclusione scolastica, iniziata nel 1971. Gli alunni con Bisogni Educativi Speciali non riescono a sfruttare spontaneamente appieno le occasioni di apprendimento che l’ambiente offre loro oppure non possono fruire di opportune stimolazioni ambientali a causa di contesti deprivanti. Necessitano, pertanto, di una speciale mediazione didattica che selezioni, organizzi e presenti gli stimoli affinché possano essere accessibili all’apprendimento, in direzione della conquista dell’autonomia.

La dimensione socio-affettiva gioca un ruolo chiave nel processo di insegnamento– apprendimento. Sentirsi accolti ed essere incoraggiati dagli adulti di riferimento, sentirsi parte integrante e integrata nel gruppo, essere da questo valorizzato favorisce un atteggiamento positivo verso i compiti di apprendimento proposti. Secondo la C.M. n° 8 del 6 marzo 2013 l’area dei Bisogni Educativi Speciali (BES) comprende: “lo svantaggio sociale e culturale, i disturbi specifici di apprendimento e/o disturbi evolutivi specifici, le difficoltà derivanti dalla non conoscenza della cultura e della lingua italiana perché appartenenti a culture diverse”. La scuola ha il dovere di garantire una proposta di educazione e di istruzione di qualità per tutti, in cui ciascuno possa riconoscere e valorizzare le proprie inclinazioni, potenzialità ed interessi, superando le difficoltà e i limiti che si frappongono alla sua crescita come persona e come cittadino.

Secondo la Circolare Ministeriale Prot. n° 0001143 - 17/05/2018 - oggi il contesto normativo è notevolmente modificato: si è assistito ad un'importante crescita culturale e sono stati introdotti nuovi assiomi di riferimento, nuove risorse professionali, economiche e strutturali affinché a ciascuno sia data la possibilità di vedersi riconosciuto nei propri bisogni educativi "normali", senza la necessità di ricorrere a documenti che attestino la problematicità del "caso", fermo restando le garanzie riconosciute dalla Legge n.104/1992 e dalla Legge n.170/2010. I docenti e i dirigenti che contribuiscono a realizzare una scuola di qualità, equa e inclusiva, vanno oltre le etichette e, senza la necessità di avere alcuna classificazione "con BES" o di redigere Piani Didattici Personalizzati, riconoscono e valorizzano le diverse normalità, per individuare, informando e coinvolgendo costantemente le famiglie, le strategie più adeguate a favorire l'apprendimento e l'educazione di ogni alunno loro 3 affidato. In questa dimensione la soluzione al problema di un alunno non è formalizzarne l'esistenza, ma trovare le soluzioni adatte affinché l'ostacolo sia superato.

Quest’anno sono state introdotte le Nuove misure di sostegno e nuovo PEI L’art. 7, comma 2-ter del D.lgs. 13 aprile 2017, n. 66 (Norme per la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità), così come modificato dal D.lgs. 7 agosto 2019, n. 96, affidava ad un decreto del Ministro dell’istruzione (da emanare di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della disposizione rivista) il compito di definire le modalità per l’assegnazione delle misure di sostegno all’alunno con disabilità e di predisporre un modello di Piano educativo individualizzato (PEI) da proporre alle istituzioni scolastiche. In ossequio alla delega, il Decreto ha provveduto ad adottare uno schema di PEI (proposto in quattro versioni, rispettivamente per la scuola dell’infanzia, primaria, secondaria di primo e secondo grado) e le correlate Linee guida concernenti le modalità di assegnazione delle misure di sostegno agli alunni con disabilità, cui risultano allegate una scheda per l’individuazione delle principali dimensioni interessate dal bisogno di supporto per l’alunno e delle condizioni di contesto facilitanti, con la segnalazione delle entità delle difficoltà riscontrate (All. “C” – Debito di funzionamento) e una tabella per l’individuazione dei fabbisogni di risorse professionali per ilsostegno e l’assistenza (All. “C 1” –Tabella fabbisogno risorse professionali per il sostegno didattico e l’assistenza). Con la nota 13 gennaio 2021, n. 40, si inoltravano a Dirigenti scolastici e a Direttori Generali degli USR il Decreto e le Linee guida,